FOTOGRAFIA E LINGUAGGI POST-INTERNET
di Michele Amaglio
29.02.2016
Less Photography, More Photographic invita lo spettatore ad interrogarsi sul valore dell’opera fotografica nell’era digitale. L’avvento di internet e di nuove tecnologie hanno portato la fotografia ad importanti trasformazioni in risposta alle nuove influenze e linguaggi. L’enorme offerta di immagini e contenuti digitali accessibili grazie ad internet ha condotto la fotografia verso cambiamenti che mettono in discussione l’immagine stessa. L’opera d’arte subisce oggi le conseguenze della riproduzione digitale, citando il celebre saggio di Walter Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” del 1936.
In questo celebre saggio troviamo un’analisi lucida sullo stato dell’arte e sui cambiamenti dovuti alla nascita della fotografia e del cinema. Benjamin sostiene come in queste forme artistiche, la riproduzione tecnica dell’opera porti ad un declino dell’autorità — o aura — dell’opera dovuto all’impossibilità di identificarne la forma originale. Il dibattito sostenuto da Walter Benjamin oggi diviene particolarmente rilevante se declinato con l’avvento di internet e delle nuove tecnologie che hanno messo sottosopra interi sistemi di linguaggio e comunicazione. La riproduzione tecnica diventa oggi digitale, esasperandone le possibilità di ricezione e la quantità di dati prodotti in ciascun istante conducendo alla perdita di fisicità dell’immagine. La grande maggioranza di fotografie scattate ogni secondo prendono infatti vita sola- mente attraverso gli schermi di computer o di cellulari ed in pochissimi casi assumono forma materiale. Internet ed i social networks ne diventano quindi il canale principale di diffusione. In questo modo Internet diventa un’enorme banca dati in continua espansione che mette a disposizione una quantità incalcolabile d’immagini a milioni di utenti nel mondo. Qualsiasi forma di contenuto può trovare il suo spazio nella rete e chiunque ha la possibilità di dire la sua e di condividere le proprie fotografie.
Ma l’avvento di internet non ha cambiato solamente i canali di diffusione dell’immagine. Internet trasforma la fotografia stessa portandola a diventare un flusso d’informazioni. Fenomeni come la manipolazione dell’immagine, già presenti ad inizio del ‘900 con i fotomontaggi di Hannah Hock e Raoul Housmann, assumono un ruolo sempre più importante al giorno d’oggi quando Photoshop, la grafica tridimensionale e l’estetica virtuale influenzano i linguaggi espressivi. In questa maniera la fotografia rompe gradualmente con la concezione oggettivistica, secondo cui essa assume ruolo di rappresentazione vera ed inconfutabile della realtà: la fotografia non è più infallibile. Ma se la fotografia perde di fisicità e di autorità rispetto alla realtà, essa ne guadagna in libertà espressiva. Le reazioni a tutti questi fenomeni non si sono fatte attendere e vengono riassunte con un termine da qualche anno sempre più utilizzato: Post- Internet.
Il termine Post-Internet viene usato per la prima volta dall’artista e scrittrice Marisa Olson nell’articolo Lost not Found: The circulation of Images in Digital Visual Culture (2008) occupandosi dei movimenti creativi ed artistici in risposta alla presenza sempre più massiccia di internet nella società. Post-Internet è un termine che fa eco al termine postmoderno, in cui il prefisso “post” va inteso in maniera temporale (successivo a) e sopratutto in mani- era causale (in conseguenza di); Post hoc, Ergo Propter Hoc, dopo di questo, per cui a causa di questo. I fenomeni legati al post-internet sono molteplici e spesso estremamente differenti tra loro. Nonostante ciò essi sono iscritti a questo grande contenitore per la propria appartenenza ad una nuova concezione dell’immagine legata al fenomeno di internet.
Come ogni movimento contemporaneo, è estremamente complica- to dare una definizione precisa di cosa sia il Post-Internet, ma è possibile considerare gli interessi significativi che contribuiscono a questo fenomeno. Come anticipato nei paragrafi precedenti, con internet ed il digitale l’immagine diventa un flusso di informazioni costituito dalle differenti interazioni che costituiscono l’immagine prima, durante e dopo la sua realizzazione. I software di post-produzione, Photoshop tra i più comuni, aprono a infinite possibilità d’interazione. Ciò non bastasse, una volta condivisa su internet, l’immagine è esposta a dominio pubblico e chiunque può utilizzarla per ulteriori manipolazioni. L’offerta di contenuti digitali è così vasta da portare l’immagine a status di ready-made: pacchetti già pronti per nuove possibilità.
L’estetica delle nuove tecnologie è sicuramente un ulteriore elemento di ricerca da parte di numerosi artisti che indagano sul valore visivo del virtuale. Nuovi elementi entrano in gioco nel continuo sviluppo dei nuovi linguaggi espressivi e creativi come la grafica tridimensionale, sempre più all’avanguardia, l’utilizzo scientifico del computer come strumento di analisi ed i nuovi metodi di scansione 3D. In questo contesto estremamente tecnico ed empirico algoritmi, codici e forme geometriche assumono un ruolo fondamentale e punto di vista percettivo. Alcuni artisti sperimentano con questi elementi sulla superficie fotografica, indagando sulle modalità in cui un’immagine può essere modificata attraverso funzioni matematiche. L’immagine viene quindi distorta, trasformata fino a renderla irriconoscibile.
Altri artisti giocano su questi nuovi elementi analizzandoli da un punto di vista prettamente estetico. In maniera analoga a questi movimenti, si sviluppa un’interesse verso la materializzazione di elementi prima presenti esclusivamente in forma virtuale, domandosi che valore possa assumere un pixel o una ricostruzione tridimensionale nella realtà concreta. L’immagine intrappolata nelle due dimensioni cerca così di assumere forma scultorea. Nelle opere di Rachel de Joode lo spazio fisico assume un valore fondamentale nei confronti della bidimensionalità dell’immagine e del concetto di virtuale. L’oggetto scultoreo sembra imprigionare l’immagine che a suo tempo inganna lo spettatore con la propria illusione di profondità.
La fotografia è sempre stata al passo con gli sviluppi tecnologici adeguandosi ai cambiamenti della società. Simultaneamente, lo sviluppo delle tecniche fotografiche ha sempre risposto ai bisogni della collettività. La società frenetica ed iperconnessa in cui viviamo necessita di essere raccontata con un mezzo rapido ed istantaneo, in grado di diffondere in pochi istanti l’immagine scattata. Le trasformazioni che hanno rivoluzionato la fotografia negli ultimi decenni sono fisiologiche dei tempi che cambiano. I nuovi canoni estetici introdotti dai linguaggi tecnologici hanno ulteriormente mutato l’intero sistema d’immagini portandolo a nuove espressività e libertà creative. Libertà che costano alla fotografia in termini di fisicità e di autorità, ma che portano ad infinite nuove possibilità.
Questo saggio è stato pubblicato nel catalogo dell'esposizione Less Photography, More Photographic (2016) a cura di Marta Barina.
info@ardesiaprojects.com