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A SOLID MATTER
di Michele Amaglio
04.01.2016



 



La ricerca visiva di forma ed estetica ha spesso spinto un dialogo tra la Fotografia e la Scultura, attraverso un incontro che prende vita sin dalle origini del medium fotografico. L’opera scultorea diventa uno dei primi soggetti della fotografia già dai primi sviluppi della tecnica, quando i pionieri del medium hanno cominciato a documentare le sculture di grandi musei e monumenti. Ad esempio, verso la fine dell'800, il fotografo francese Charles Nègre iniziò a fotografare le statue del Notre Dame di Parigi, mentre in Inghilterra, un altro pioniere della fotografia, Roger Fenton, documentava le opere del British Museum di Londra. In maniera analoga anche la scultura si è servita della fotografia. Grandi artisti erano soliti invitare dei fotografi nei loro atelier per documentare e diffondere le opere appena realizzate: il fotografo ungherese André Kertész era solito frequentare gli atelier degli artisti Fernand Léger e Ossip Zadkine, spesso catturandone gli interni, l’arredamento e gli strumenti utilizzati. In questo modo lo scultore si serviva dell’occhio attento del fotografo per riprodurre e dare nuova vita alle proprie opere mentre il fotografo sfruttava la scultura per la propria ricerca visiva. Il dialogo che si è instaurato tra fotografia e scultura passa attraverso i grandi momenti della storia dell’arte recente: dalle sperimentazioni delle grandi avanguardie, Man Ray primo fra tutti, e attraverso il postmodernismo, i due processi creativi hanno condiviso interessi comuni e si sono serviti l’uno dell’altro.

Ombre, materialità e geometrie diventano così il terreno comune che mette in relazione le due discipline nel passare degli anni e che oggi, con nuovi linguaggi espressivi, incarnano la ricerca visiva di moltissimi artisti. Le collaborazioni tra fotografia e scultura diventano sempre più comuni, intrecciando continuamente ricerche che hanno in comune un interesse per la materia. Sempre più artisti prendono in prestito processi scultorei e fotografici per le proprie installazioni; In questo modo il campo d’indagine si sposta sulla sottile linea di  confine tra le due discipline. L’intreccio tra fotografia e scultura ha, così, dato vita ad una vera e propria forma ibrida di linguaggio dove l’opera è sia fotografica che scultorea. Abbiamo selezionato tre lavori di giovani artisti inglesi che prendono in prestito processi creativi scultorei e fotografici.








Jack and Sam Carvosso – Casting Steel, the click of the Shutter.

Un vero e proprio dialogo tra fotografia e scultura prende atto nella collaborazione tra i fratelli Jack e Sam Carvosso, il primo fotografo ed il secondo scultore. InCasting steel, The click of the Shutter (2014), il duo esplora il rapporto tra opera scultorea e superficie fotografica attraverso un’installazione che unisce con accortezza i confini di una disciplina con l’altra. Presentato al Brighton Photo Fringe 2014, questo lavoro fonde le due discipline in un’unica forma espressiva. In questo lavoro, la collaborazione tra fratelli diventa essenziale. Jack Carvosso documenta le opere del fratello Sam attraverso immagini in bianco e nero e le alterna ad immagini di paesaggio e nature morte. Viceversa, Sam Carvosso gioca con i processi fotografici che l’oggetto scultoreo può assumere. Casting steel, The click of the Shutter vuole approfondire il rapporto tra fotografia e scultura nel rappresentare le forme, attraverso riferimenti artistici e culturali di passato e presente.

Questo lavoro esplora il confine tra le due discipline cercando di scovare quando la fotografia possa assumere caratteri scultorei e viceversa. Un paesaggio naturale può  diventare scultura quando la sua riproduzione fisica poggia obliquamente sulle pareti dell’installazione; una roccia, invece, diventa immagine quando viene racchiusa da una cornice vuota che diventa contenitore di spazi: in-quadratura. Il lavoro dei fratelli Carvosso racchiude gli elementi essenziali di entrambi i processi creativi presentando una ricca panoramica di immagini ed oggetti con riferimenti artisti di passato a presente.












Tom Heatley- The sculptors

Quella dei fratelli Carvosso è una collaborazione molto stretta poiché unisce estetiche comune  in un’unica opera che esprime gli elementi ed i processi essenziali di fotografia e scultura. In maniera analoga il lavoro del fotografo inglese Tom Heatley, The Sculptors indaga ancor più approfonditamente le estetiche in comune tra le due discipline, documentando lo studio dove lavorano studenti di scultura dell’Università di Brighton. Tom Heatley costruisce le sue immagini attraverso gli oggetti e gli utensili che reperisce sul luogo. Forbici, tenaglie, pezzi di marmo, pittura e fili di metallo diventano nature morte in chiave contemporanea, ossia soggetti dell’occhio fotografico dell’artista ma allo stesso tempo materia scultorea. L’immagine diventa ulteriormente scultorea quando prende forma di installazione. Heatley trasforma le immagini in oggetti, opere scultoree. The Sculptors mostra come la macchina fotografica può essere adoperata come strumento di trasformazione visiva, dando nuova vita a luoghi e strumenti spesso inosservati.






Holly Duce – Some Fundamentals


Anche la scultura prende in prestito linguaggi e processi creativi della fotografia. In Some Fundamentals, l’artista inglese Holly Kiloh Duce gioca con le immagini per innestare idee e sensazioni. In questa installazione l’artista usa sapientemente la materialità e le forme degli oggetti usati: tre prismi di cera bianca poggiano sul pavimento di una stanza intervallati da rocce che si affacciano a lastre di vetro. Una lastra di vetro in particolare poggia su una grande stampa di un paesaggio naturale, brullo e privo di tempo. In questo modo l’installazione offre corporeità, mettendo in relazione oggetti e materiali differenti tra loro e giocando con i diversi effetti che la luce naturale crea.


In questa installazione le opere scultoree dialogano con le immagini, che in questo caso contribuisco ad innescare un’idea d’insieme. Some Fundamentals in maniera semplice ed essenziale gioca con la materialità ed i riflessi degli oggetti per offrire delle sensazioni al lettore, senza essere eccessivamente esplicito e diretto. In questo lavoro non ci sono riferimenti culturali su cui aggrapparsi, solo sensazioni non circoscritte che mirano all’essenziale.



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